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Tuo, Simon, il film che la comunità gay aspettava da decenni

Il film tanto atteso dalla comunità gay

Ognuno merita una grande storia d’amore. Un concetto semplice e assolutamente veritiero che mai, in oltre 100 anni di cinema, ad Hollywood era stato realmente preso in considerazione. Decenni di teen movie non hanno mai osato includere l’amore omosessuale al loro interno, fino all’arrivo di Tuo, Simon, rivoluzionario titolo diretto da Greg Berlanti, tratto dall’omonimo best-seller internazionale di Becky Albertalli e in uscita il 31 maggio nelle sale d’Italia.

Un progetto epocale, nel suo piccolo, perché pensato e realizzato per un pubblico mainstream, ideato, diretto e interpretato seguendo gli ingredienti basilari di un qualsiasi High School Movie, ma con una tutt’altro che piccola novità: l’omosessualità del suo protagonista. Simon (Nick Robinson), goffo, spaventato e insicuro adolescente di una qualsiasi scuola della provincia americana, vive la sua quotidianità con apparente normalità. Ha due innamorati genitori che lo adorano, una sorellina minore che lo venera, una migliore amica che segretamente lo ama e due amici che gli vogliono un gran bene.

Segreto inconfessabile

Eppure Simon nasconde un segreto inconfessabile, che fatica persino a pronunciare ad alta voce. E’ gay.

Tutto cambia quando un misterioso compagno di scuola fa coming out su un blog assai popolare, nascondendosi dietro a un nick. Inizia così una fitta corrispondenza, tra i due, che li vedrà sempre più confidarsi, aprirsi, conoscersi, fino a quando quelle mail non finiscono tra le mani sbagliate.

Onde evitare la loro diffusione, Simon cede ad un ricatto che genererà menzogne e sensi di colpa. Perché il giovane è disposto a tutto, purché nessuno sappia di lui. E dell’amato (ma a lui sconosciuto) Blue. Love, Simon, questo il titolo originale della pellicola campione d’incassi negli Usa con 40 milioni di dollari, è senza ombra di dubbio un film rivoluzionario. Un teen movie LGBT prodotto e distribuito da una major come la Fox era forse inimmaginabile, fino a pochi anni fa, ma è finalmente diventato realtà e nulla più sarà come prima. Berlanti, che è gay dichiarato e felicemente sposato, ha attinto dalla propria esperienza adolescenziale per costruire un film che sapesse parlare alle generazioni di oggi, e non solo.

Coming out

L’importanza del coming out, dell’accettare la propria identità senza aver timore delle reazioni altrui, è al centro di una trama che si sviluppa seguendo canoni tutt’altro che inediti eppure così candidamente nuovi, nella loro rappresentazione in ambito omosessuale.

Semplicemente perché nessuno l’aveva mai fatto prima. Simon è un adolescente qualunque, non veste alla moda, non ha poster di Lady Gaga in camera, non beve, non fuma, è timido e impaurito. Nick Robinson, che è perfetto nel dargli credibilità, incarna lo studente gay che tutti noi siamo stati, almeno una volta nella vita, perché costretto a fingere, a mentire, a reprimere, a vivere con ansia quello che è semplicemente il proprio io.

Dietro lo scoglio del coming out in famiglia, con gli amici e in società, si staglia quella ricerca della felicità che non conosce orientamento sessuale.

Gli sceneggiatori Elizabeth Berger e Isaac Aptaker bilanciano perfettamente sorrisi e lacrime, abbracciando momenti immancabilmente drammatici a scene di sincera ilarità, senza dimenticare quella traccia romantica che costringe il suo protagonista a gettare la maschera, ad esporsi in prima persona, perché desideroso di amare e di essere amato. Ma alla luce del sole.

Cast impeccabile, oltre al dolce e impacciato Robinson, con due veterani come Jennifer Garner e Josh Duhamel nei panni di due moderni genitori piegati dai sensi di colpa per non aver carpito il segreto celato dal primogenito, così a lungo pesantemente taciuto. Gay o etero nulla cambia, dopo averlo detto ad alta voce.

Un messaggio così ovvio eppure dannatamente potente, se rivolto a quei padri e a quelle madri che faticano ad ‘accettare’ l’omosessualità dei propri figli o ai quei ragazzi che scelleratamente non immaginano le possibili conseguenze che si nascondono dietro uno sfottò, tutt’altro che banale per chi è costretto a digerirlo quotidianamente. Evitando strade già tragicamente battute, tra violenta omofobia e drammatici finali, Tuo, Simon vira magicamente in direzione ‘feelgood movie‘, segnando una chiara svolta nel suo genere.

Nella sua limpida semplicità, che non ambisce a chissà quali valori smaccatamente artistici, l’opera di Greg Berlanti si è meritatamente conquistata un posticino nella storia di Hollywood, diventando proprio quel film che qualsiasi over 30 gay ha sognato di vedere, in età adolescenziale.

Il film che gli adolescenti di oggi e i rispettivi genitori, per loro fortuna,  potranno ora ammirare.

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