“Finora la legge è stata firmata da 17 parlamentari di Kiev, ma il consenso si sta allargando. Conosco alcuni parlamentari che dicono chiaramente che non amano ‘particolarmente’ le persone gay ma che voteranno questa legge proprio perchè Putin odia i gay. E ovviamente non si tratta solo dei politici. Moltissimi cittadini la pensano così. Nessuno vuole che siamo come la Russia. Le nuove leggi omofobiche o transfobiche in Russia stanno inducendo a ripensare molti pregiudizi qui da noi. E così l’argomento ‘se sei omofobo sei come Putin‘ è diventato un argomento fortissimo. Io mi dico sempre ‘take it till you make it’, prendi quello che serve per raggiungere l’obiettivo. Se questo è l’argomento per realizzare diritti lgbt, ben venga”. Ma non è l’unico, vero? “L’argomento che ci ha dato lo slancio iniziale e molta forza è quello dei militari gay, anzi lgbt perchè ci sono anche lesbiche e trans arruolate/i. E nello spot che è stato trasmesso anche da molte tv – si conclude con “sostenere la legge delle unioni civili significa difendere chi ci sta difendendo” – si parte da una questione molto concreta e toccante: cosa succede nelle terapie intensive e per le decisioni vitali sui soldati feriti che hanno partner dello stesso sesso? Per via di questi due temi, quello dei militari e quello di contrapposizione a Putin, secondo due autorevoli sondaggi, il consenso alle unioni civili supera abbondantemente il 50%”.
La legge di kiev potrebbe essere approvata rapidamente? “È una legge di iniziativa parlamentare. Il governo di certo non si oppone, tra l’altro non si può opporre per via dei rapporti con l’Unione Europea. Insomma son più favorevoli che contrari, ma non fanno neanche pressioni per metterla ai voti. Stiamo procedendo bene, nel senso che portiamo il testo in tutte le commissioni possibili per avere più voti, e la legge sta passando in quattro commissioni. Ma non abbiamo il potere di metterla in votazione nella seduta plenaria. C’è comunque la opposizione delle Chiese, finora di tutte. Per queste ragioni è importante il sostegno attivo della comunità Lgbt, dell’opinione pubblica e anche vostro dai paesi europei”. Olena Schevchenko, storica leader del gruppo Insight, molto attivo nel volontariato per la comunità Lgbt, anche lei presente al Festival aggiunge a proposito. “Viviamo una condizione molto diversa da quando ho cominciato il mio attivismo 15 anni fa. La svolta è cominciata con Maidan nel 2014. Stiamo andando verso i diritti umani, i diritti civili, l’Europa. Questa legge delle unioni civili dobbiamo ottenerla assolutamente. Faremo il possibile e l’impossibile. L’opinione c’è, anche la pubblicità. L’ultimo gradino deve farlo il governo”.